
AVELLINO - 19/02/2010 - Un nuovo colpo è stato inferto al clan Graziano di Quindici (Avellino) con gli arresti di otto esponenti di spicco dell'organizzazione camorristica attiva nel Vallo di Lauro, nell'Avellinese, e in alcuni importanti centri della provincia di Salerno. L'operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Avellino, coordinata dal pm aggiunto della Dda di Napoli, Rosario Cantelmo, e dal pm del tribunale di Avellino, Francesco Soviero, è scattata nel cuore della notte ed ha portato alla cattura di Adriano Sebastiano Graziano, 43 anni, considerato uno dei capi emergenti del clan. Le ordinanze di custodia cautelare, firmate dal gip del tribunale di Napoli, hanno portato in carcere anche tre persone di San Paolo Belsito, Andrea Rubinaccio, 32 anni; Luca Galeotalanza, 24 anni; Jonatan Valeriano Rubino, 25 anni; Francesco Graziano, 28 anni e Alfonso Graziano, 54 anni, entrambi di Quindici; Francesco Manzi, 68 anni e Olindo Dalia, 44 anni, nato in Venezuela. Una nona persona, di cui non è stato reso il nome, è scampata all'arresto e al momento è ricercata. Le indagini che hanno preceduto il blitz, dopo quello che nel maggio del 2008 portò all'arresto di 23 affiliati dello stesso clan, sono cominciate nel 2007, all'indomani della scarcerazione di Adriano Sebastiano Graziano: il boss emergente aveva riorganizzato il clan intorno alla villa-bunker di Quindici (Avellino), dove viveva con la propria famiglia, base operativa del clan dove venivano organizzati e messi a punto i disegni criminali dell'organizzazione che si estendevano anche nei centri salernitani di Siano, Bracigliano, Mercato san Severino e Castel San Giorgio. Nel bunker di Quindici, Adriano Sebastiano Graziano presiedeva i summit e dettava i compiti per ognuno degli affiliati. In una occasione, si fece portare al suo cospetto un gioielliere di Lauro (Avellino) che vantava un credito di quattro mila euro costretto dal boss ad accettarne soltanto cinquecento. In particolare, il clan era particolarmente preoccupato per le rivelazioni che, nella sua qualità di collaboratore di giustizia, sta rendendo ai magistrati Felice Graziano, detto Felicione, e impegnato a mettere a punto strategie difensive e offensive nei confronti del clan rivale dei Cava. I proventi delle attività criminali, per oltre cinque milioni di euro negli ultimi ani, venivano direttamente gestiti da Adriano attraverso la fittizia intestazione di beni e denaro, acquistati da prestanome, ad una società, "La Nuova Fonte srl", amministrata a sua volta dal fratello Francesco Graziano e dalla sorella Carmela.